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A oltre tre anni dall'introduzione della mediazione nell'ordinamento italiano la dottrina e la giurisprudenza si dividono tra detrattori e fautori della bontà dello strumento mentre i media si affannano ad incuriosire il pubblico con spot pubblicitari, non sempre efficaci. Malgrado il tempismo del legislatore che, sfatando la proverbiale lentezza, ha inteso dare una disciplina organica nell'anno 2010 (precorrendo il termine imposto dalla Direttiva Ue n. 52 del 21 maggio 2008), l'implementazione nell'ordinamento continua a trovare forti resistenze a causa della mancanza di una cultura conciliativa. Ad eccezione dei Paesi nordici e di quelli anglosassoni, nei quali gli strumenti di giustizia alternativa sono radicati da tempo, la situazione italiana non è dissimile da quella presente in molti Stati europei. Nel testo vengono analizzati i principali modelli presenti in Ue: un'attenta analisi comparatistica consente di affermare che anche in Italia ci sono tutte le premesse affinché la risoluzione stragiudiziale delle controversie sia un futuro possibile e non lontano.